Organizzare la regia del territorio
Un territorio riesce a fare rete se si organizza.
Allo stato attuale è particolarmente sentito, da parte dei piccoli comuni, una sorta di isolamento in cui si trovano ad operare, facendo emergere quasi una contrapposizione con i comuni più grandi, che sembrano avvantaggiarsi dell'isolamento dei primi.
Occorre superare tale dualismo attraverso la proposta di avere un organismo sovraordinato e terzo, che faccia da motore per tutte le iniziative che coinvolgono le varie amministrazioni ricomprese nell’ambito territoriale dello steso.
Prodromica la realizzazione, almeno sulla carta, di un “macro-comune” identificato appunto con il territorio d’elezione de “I Colli di Coppi”, che si riconosca nel protocollo d'intesa siglato e che approfondisca gli aspetti organizzativi con attribuzione di competenze specifiche ed eventuali deleghe rappresentativa in Regione, almeno per quanto riguarda la presentazione di domande di accesso ai finanziamenti UE che potrebbero ricadere sull’intero territorio.
Emerge come necessità primaria l'esigenza di una guida unitaria che fornisca indirizzi d’azione, assistenza operativa e che governi il sodalizio attraverso un meccanismo solidaristico tra comuni di differenti dimensioni.
Ai comuni di dimensioni maggiori è richiesto, in funzione di maggiori strumenti e capacità di cui dispongono, di mettere in campo risorse organizzative per obiettivi di ampio respiro che riguardino l’intero territorio.
I comuni più piccoli costituiscono la rete di diffusione e collaborazione.
La proposta è stata quella figurativa di due comuni capofila che facciano da “contenitori attrezzati” delle istanze di tutti, quindi mettendo a disposizione strumenti e capacità, mentre i comuni più piccoli potrebbero avere il ruolo di colmare il recipiente di contenuti, ossia idee e proposte, magari sotto l’impulso e con l’aiuto del “macrocomune virtuale”.
Regia, attori, ....ciak
Il territorio esprime grandi potenzialità, molto frammentate.
Le amministrazioni riconoscono e lamentano tale frammentarietà come un limite all'organizzazione di politiche territoriali, ma rilevano la medesima frammentarietà anche tra le attività economiche e il terzo settore, raramente capaci di mettere in campo iniziative condivise.
Occorre dunque, quale passo successivo, un maggior dialogo tra amministrazioni e territorio amministrato attraverso il dialogo tra comuni, aziende, associazioni, gruppi sportivi.
Esempio di questo mancato coordinamento è l’assenza di un censimento di qualsivoglia aspetto della ricettività/turismo:
Non si sa quanti posti letto/tavola ci siano sul territorio.
Non si sa quanti e quali itinerari/sentieri siano disponibili/praticabili sul territorio.
Non si sa quanti e quali beni culturali/paesaggistici siano fruibili da potenziali clienti.
La somma di tutti questi “non si sa” si concretizza nella difficoltà di comunicare all’esterno del territorio i valori e le iniziative che potrebbero essere attraenti per uno sviluppo turistico.
Una delle domande in gran voga in questo periodo pare essere: “Con l’Expo cerco di portare gente a dormire a Tortona, ma poi che gli faccio fare/vedere?”.
Si assiste ad una sorta di spaesamento culturale da cui emerge un'apparente mancanza di un’identità locale che coinvolge sia gli aspetti culturali che quelli imprenditoriali.
È opportuno cominciare a pensare, oltre alla regia condivisa, al cast degli attori, dai protagonisti principali alle comparse, fino alla scrittura del copione.
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