Uno
dei luoghi comuni più radicati in tema di ciclabilità è che le città
collinari non siano adatte alla diffusione della bicicletta. La realtà è
abbastanza diversa da come la si vorrebbe dipingere, infatti sia in
Italia che nel mondo il problema della terza dimensione non è sempre un
limite insormontabile.
Tra le città italiane più grandi Roma, Napoli e Genova sono certamente catalogabili come città collinari. In Europa troviamo, tra le tante, Londra, Madrid, Barcellona, Losanna, Edimburgo.
Gli esempi più eclatanti oltreoceano sono Los Angeles e San Francisco.
Tutte queste città presentano dislivelli dell’ordine di grandezza dei
50-100 metri tra il punto più basso (mare, fiumi, laghi) e la sommità
delle zone più densamente abitate. In alcune di esse la bicicletta è già
uno standard consolidato ed in via di sviluppo, in altre si sta
iniziando solo in questi anni a radicare, grazie alla presa di coscienza
del fenomeno su scala mondiale.
In città che presentano dislivelli importanti e dove sono presenti
impianti speciali di risalita gestiti dalle società di trasporto
pubblico, la bicicletta pieghevole
è certamente uno dei mezzi che possono trovare più largo impiego in
quanto può essere caricata anche su mezzi piccoli e non arreca disturbo.
Al suo fianco la fa da padrona la bicicletta a pedalata assistita
che permette di superare tutti i dislivelli con uno sforzo muscolare
contenuto. Ovviamente la bici tradizionale può adattarsi egregiamente a
percorsi sui quali non vi sia bisogno di superare dislivelli importanti,
e possono essere egregiamente usate ovunque da chi abbia interesse a
mantenersi in forma (faticando sempre meno che in estenuanti ripetizioni
nelle sale di fitness, ma soprattutto in condizioni ambientali spesso
più invitanti, su percorsi secondari).
Laddove esistono impianti di risalita
sui percorsi più utilizzati è certamente interessante l’uso della
bicicletta pieghevole in quanto consente di evitare strade trafficate ed
in salita, che generalmente sono anche le più inquinate.
In alcune città collinari molto è stato fatto da amministrazioni
pubbliche illuminate che hanno saputo rendere l’uso della bicicletta
sempre più accattivante. Si cita tra tutte il caso di Londra, dove si stima un costo di implementazione della ciclabilità di 12 milioni di € all’anno
entro il 2020 con l’obbiettivo di diventare la città più sicura e
vivibile al mondo, ridurre sensibilmente il costo del SSN, lo smog ed il
rumore.
Ecco un video sulle caratteristiche orografiche di alcune città collinari in cui l’uso della bicicletta è diffuso.
“Non è forse assurdo, quasi una disgrazia per l’ingegnosa èra in cui
viviamo, vedere un uomo costretto a guidare un enorme veicolo per
muoversi per le strade?”
Così il corrispondente del New York Times da Parigi scriveva
della bicicletta – al tempo ancora chiamata velocipede – a fine
Ottocento . Uno straordinario mezzo di trasporto «in grado di
raggiungere facilmente le 12 miglia orarie, permettendo un grande
risparmio di tempo e denaro assieme a un buon allenamento di muscoli e
polmoni». Su Vie Parisienne era definita «il divertimento degli
uomini pieni di vitalità e il sogno di ogni impiegato». La bici era il
nuovo mezzo per muoversi liberamente.
Oggi nelle grandi città occidentali sono tornate molto di moda le due
ruote a forza motrice umana, dopo tre quarti di secolo di
motorizzazione di massa. Sempre più persone non fa più uso nemmeno dei
mezzi pubblici. Vogliono la bici. Secondo Research and Markets, l’industria della bicicletta dovrebbe crescere fino a raggiungere un volume di affari di 64 miliardi dollari entro il 2018.
Negli ultimi due secoli le crescite periodiche di vendite di bici –
chiamate in diverse ricerche “bici boom” – sono state legate a diverse
innovazioni tecnologiche (invenzione del deragliatore, il cambio al
manubrio) e all’aumento dei costi della benzina. Nel decennio tra 1965 e
1975 l’enorme aumento delle vendite negli Stati Uniti venne definito
dal New York Times come «la più grande ondata di popolarità per
la bicicletta in 154 anni di storia». Seguì però un repentino declino,
che riempì i magazzini di bici invendute.
Oggi sembra però che ci siano condizioni particolari: il cambiamento
sembra non essere indotto da un fattore esterno casuale, quanto da un
progressivo adattamento del cittadino all’ambiente urbano. Oggi il
prezzo dei carburanti, assieme alla crisi economica che spinge verso il
risparmio a tutti i costi, spiega solo parzialmente il ritorno alla
bici.
Il boom si sta verificando in posti dove non c’è una tradizione per
il ciclismo urbano e questo spiega perché il cambiamento sia anche
culturale. Secondo Rachel Aldred, professore di Trasporti alla
University of Westminster di Londra, è cambiato il significato della
bicicletta intesa come mezzo di trasporto. Aldred ha detto a mRI: «Lo
stile di vita legato all’auto non ha più alcun senso nelle grandi città.
La percezione e le abitudini delle persone possono cambiare molto
facilmente quando si rendono conto che la loro scelta iniziale è
perdente da molti punti di vista».
L’ automobile era parte integrante dello stile di vita di un mondo
che motorizzandosi stava diventando sedentario, oltre a essere il
simbolo di un nuovo status di benessere. Quando un cittadino urbano si
arricchisce nei paesi in piena industriliazzazione, percorre uno schema
prestabilito: compra un’auto, poi in poco tempo si ritrova ad averne
due, e magari anche uno scooter per gli spostamenti veloci. Oggi molti
professionisti si disfano dell’auto, che ha perso un po’ il ruolo di status-symbol, per far spazio a due o più biciclette.
Mentre le arterie delle metropoli interessate da un rapido sviluppo
economico – tra le altre, São Paulo, Istanbul, Bangkok – sono intasate
di mezzi motorizzati e ingombranti, nelle capitali e grandi città
occidentali più ricche stanno riemergendo le biciclette. Per la rivista
britannica Monocle «la ricchezza di una città oggi si può
determinare facilmente dal numero di persone che non scelgono l’auto per
spostarsi». Il fascino dell’auto è ancora grande
per i paesi in via di sviluppo, per i suoi abitanti e per coloro che
migrano in paesi più ricchi. Secondo uno studio del 2010 dell’Università
della California le probabilità di usare la bici crollano al crescere
del reddito e l’auto prende il sopravvento.
Il processo e’ pero’ variabile. A Dhaka, capitale del Bangladesh, la bicicletta era
il mezzo di trasporto di operai e contadini, mentre la classe media
sfruttava i mezzi pubblici. Ora la bicicletta sembra l’unico mezzo che
permette di calcolare i tempi di percorrenza cittadini, evitando lo
stallo del traffico motorizzato. La Bangladesh Cycling Community conta
già 15.550 membri e si pone come obiettivo di portare il 5 per cento dei
pendolari quotidianamente in strada a scegliere la bici (35mila
persone).
Amsterdam, Utrecht, Siviglia, Bordeaux, Malmo, Berlino, Tokyo e
Montréal sono in cima alla classifica delle città dove è più facile e
sicuro andare in bicicletta. Sempre più amministrazioni cittadine nel
mondo aprono le strade ai pendolari della bici, fornendo loro le
infrastrutture necessarie al movimento in sicurezza. Le iniziative dei
governi per promuovere la bicicletta in modo da ridurre le emissioni di
carbonio e l’inquinamento acustico sono un forte fattore di crescita.
New York e’ l’ultima grande città ad aver realizzato uno schema di bike sharing.
Dallo scorso 27 maggio 6mila biciclette sono sparse per Manhattan e
Brooklyn raggruppate in 330 stazioni di sosta. E’ il più grande servizio
presente negli Stati Uniti. Il sindaco di Londra Boris Johnson ha
annunciato un budget di 913 milioni di sterline per i prossimi 10 anni
al fine di rendere la capitale britannica più sicura per i ciclisti.
I politici locali promuovono grossi piani di riforma solo quando
portano voti o se non possono ignorare, per un motivo o per l’altro, le
richieste e le pressioni che arrivano dagli abitanti della città. Oggi
nelle metropoli la bicicletta è un argomento acchiappa voti, e la
limitata capacità delle strade urbane costringe a espandere le soluzioni
alternative alla mobilità. «Il ciclismo è sempre stato visto come
qualcosa di economico e poco affascinante per essere interessante ai
fini dei piani di ristrutturazione urbana. A Londra Boris Johnson è
riuscito a rendere anche la bici qualcosa di prestigioso. Quando
un’istanza viene fatta propria dal mondo politico significa che è in
moto qualcosa di duraturo», ha detto Rachel Aldred.
Il “bici boom”
sembra essere iniziato anche in Italia, che rimane il primo paese
europeo per numero di automobili in relazione ai suoi abitanti (piu’ di
sei macchine ogni dieci cittadini). Per la prima volta in 48 anni il
numero delle bici ha superato quello dell’automobile: nel 2011 i veicoli
immatricolati in Italia sono stati 1.748.000 contro 1.750.000
biciclette , nel 2012 i veicoli sono stati 1.400.000 contro 1.650.000
biciclette . Per il Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti
Erasmo D’Angelis, «nelle nostre città è in atto una rivoluzione
silenziosa sulle due ruote». Ma le differenze sono sostanziali da
regione a regione. Nel Nord Est c’e’ una lunga tradizione di politica di
attenzione alla bicicletta : in Emilia Romagna, Trentino Alto Adige,
Veneto e Friuli Venezia Giulia le percentuali di “ciclisti abituali”
superano il 25% della popolazione. Secondo Luca Trepiedi dell’ISFORT,
Istituto Superiore Formazione e Ricerca Trasporti, «manca un piano
nazionale di sviluppo, la politica italiana parte molto in ritardo. La
bici non e’ mai stata considerata come tassello rilevante della
mobilita’ urbana».
Si tratta di un boom democratico o di un fenomeno che interessa una
minoranza della popolazione urbana? «Dipende dal tipo di ciclismo di cui
parliamo. Per adesso il boom ha interessato coloro che sono a loro agio
nel prendere la bici e fare i pendolari. E’ molto facile dipingere una
striscia blu sull’asfalto e chiamarla pista ciclabile piuttosto che dare
una nuova forma al traffico. Il vero boom si raggiunge disegnando un
ambiente urbano che permetta a tutti – anziani, bambini, famiglie – di
utilizzare la bici», conclude Rachel Aldred.
Non c’è bisogno di grandi cambiamenti se il ciclista rimarrà il
30enne in forma, attrezzato con la fibra di lycra che tiene una media di
25 all’ora e non teme il traffico. La sfida vera è rendere le città
adatte agli spostamenti spontanei di tutti i giorni. Per adesso il boom è
limitato in termini demografici e di utilizzo. Sarà vero boom solo se
tutti i cittadini di ogni età e sesso avranno facile accesso alla bici.
Altrimenti continueremo a parlare di una minoranza di giovani pendolari
in forma che scelgono la bici come mezzo più adatto al loro stile di
vita.
Un nuovo progetto che
arriva dall’Europa per far conoscere e amare anche ai più giovani la
bicicletta, come mezzo migliore per il tragitto casa/scuola. Si chiama
Stars e il Comune di Milano ha voluto aderirvi insieme a Londra, Madrid,
Edimburgo, Budapest, Cracovia, Bielefeld e alla provincia di
Noord-Brabant. Le scuole medie e superiori di Milano hanno ricevuto una
lettera dagli assessorati all’Educazione e alla Mobilità per invitarle
ad aderire, dal prossimo anno scolastico, al progetto Stars: la fase di
avviamento prevede la partecipazione di 11 istituti, che potranno
diventare 25 già dal secondo anno. L’idea è quella di promuovere la
ciclabilità dall’interno delle scuole, individuando uno o più ragazzi
tra gli 11 e i 19 anni che, dopo la formazione, gestiranno il progetto
della durata di tre anni, sotto la guida di tutor indicati
dall’Amministrazione. I ragazzi diventeranno così i promotori di una
nuova visione della bicicletta: un oggetto importante e di ‘tendenza’
con cui muoversi liberamente e in sicurezza per raggiungere la scuola,
trovarsi con gli amici al pomeriggio, fare sport, etc. L’attività
prevede anche specifici incontri sulla sicurezza e laboratori per
imparare ad amare la bici. I giovani “ambasciatori della bicicletta”
saranno costantemente in contatto con i loro coetanei delle altre città
partecipanti e avranno la possibilità di incontrarsi in Europa per
conoscersi pedalando. “È molto importante che i ragazzi inizino da subito a fare propria la cultura della sostenibilità”, ha dichiarato l’assessore all’Educazione e Istruzione Francesco Cappelli. “Alla
scuola spetta certamente il compito fondamentale di educare e queste
iniziative rappresentano un percorso di ‘insegnamento’ al pari delle
altre materie scolastiche. Sono anche un’occasione fondamentale per
apprendere il senso del rispetto per l’ambiente e per diventare, un
domani, cittadini più consapevoli con un più alto senso civico”. “Promuovere
la ciclabilità è un impegno che questa Amministrazione si è presa due
anni fa e che sta portando avanti con forza, a partire dagli
stanziamenti per corsie, piste, Zone 30 e bike sharing”, ha
dichiarato l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran. “Ma
l’incentivo all’utilizzo delle due ruote non è fatto solo di questo, ma
anche e soprattutto di azioni per creare la consapevolezza, sia nei
giovani sia degli adulti, che insieme si può trasformare Milano in una
città più bella e sostenibile per tutti”. Gli obiettivi del
progetto Stars sono dunque molteplici. Da un lato si vuole arrivare a
uno spostamento dall’uso dell’auto alla bici di almeno il 5% nel breve
termine e di oltre il 10% negli anni; dall’altro, il programma sarà
utile per impostare una collaborazione a livello europeo che consenta in
futuro alle scuole di proseguire autonomamente per incrementare l’uso
delle due ruote, sviluppare una rete di sistemi di viaggio giovanili in
bicicletta e incentivare sempre più la mobilità sostenibile per il
tragitto casa/scuola.
Un progetto che coinvolge più città europee mira a formare giovani esperti nell'uso sicuro e ricreativo della bicicletta. Lo scopo: abbattere del 5% il traffico delle auto
L'amore per la bicicletta? Non ha età, ma meglio se il colpo di fulmine scatta quando si è giovani, se non giovanissimi. È questo lo scopo di un progetto europeo che partirà dopo l'estate. Si chiama Starse accomuna le città europee di Londra, Madrid, Edimburgo, Cracovia, Budapest, Noord-Brabant eMilano nell'intento di educare gli studenti alla mobilità sostenibile. Nello specifico, all'uso della bicicletta per gli spostamenti casa-scuola e scuola-casa.
Il progetto prenderà avvio il prossimo anno. In cosa consiste esattamente?
A undici istituti di scuola media e superiore - che potrebbero diventare 25 nel 2014 - verrà chiesto di individuare alcuni studenti tra gli 11 e i 19 anni che si facciano promotori dell'uso della bicicletta per tre anni. Questi ragazzi, dopo un percorso formativo, e dietro la supervisione di tutor, divulgheranno l'uso e i vantaggi della bici presso i loro amici e coetanei. Insomma, saranno dei veri e propri ambasciatori delle due ruote, in grado di fornire indicazioni su una ciclabilità sicura e ricreativa. Questa opera di divulgazione li metterà, inoltre, in contatto con i loro "colleghi" delle altre città. Stars è, quindi, un progetto che fonde mobilità sostenibile e interculturalità. L'obiettivo, oltre che educativo, è la riduzione dell'uso dell'auto del 5% nel breve termine e di oltre il 10 negli anni.
Le scuole milenesi hanno già ricevuto la lettera degli assessorati all'Educazione e alla Mobilità che le chiama ad aderire a partire dal prossimo anno scolastco.
“ È molto importante che i ragazzi inizino da subito a fare propria la cultura della sostenibilità”, ha dichiarato l’ assessore all’Educazione e Istruzione Francesco Cappelli. “ Alla scuola spetta certamente il compito fondamentale di educare e queste iniziative rappresentano un percorso di ‘insegnamento’ al pari delle altre materie scolastiche. Sono anche un’occasione fondamentale per apprendere il senso del rispetto per l’ambiente e per diventare, un domani, cittadini più consapevoli con un più alto senso civico”.
Anche l' assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran si è espresso in termini positivi sul progetto, specifricando che la battaglia per una mobilità sostenibile, è fatta sia dall' operato politicodell'Ammnistrazione che da " azioni per creare la consapevolezza, sia nei giovani sia degli adulti, che insieme si può trasformare Milano in una città più bella e sostenibile per tutti”.
CASTELLANIA 06-07-2013 COMUNICATO DEL "COMITATO COLLI DI COPPI" A TUTTI GLI ISCRITTI ALL'EDIZIONE 2013 DELLA CICLOSTORICA "LA MITICA" A CASTELLANIA DEL 29-30 GIUGNO 2013
di Lorenzo Franzetti e Guido P. Rubino (foto GR e LF)
La signora Carla sfreccia al passo Coppi con la sua Panda, tra le foto del Campionissimo appese alle case, e devoti del pedale esausti, piegati su ferri d’acciaio, ingobbiti come caricature. La signora sfreccia e tutti si voltano come per dirle: «Ma dove vuole arrivare?».
Quando senti quel rumore di ruota libera ti giri a guardare e forse non ti stupiresti di vederlo, proprio lui. Le strade sono quelle che salgono e scendono dolcemente e ogni tanto ti guardano negli occhi per sfidarti ancora. Una, due volte, e poi di nuovo. Hanno iniziato l’anno scorso, proseguiranno e c’è da scommettere sulla fortuna. Sono tutti vestiti a modo in questo giorno speciale e chi ha una Bianchi, come Coppi, merita la prima fila.
Hanno pensato anche alle “ragazze mitiche” per accogliere i corridori a Tortona. Gonnelline svolazzanti e fiori nel cestino della bici.
Mezzogiorno è passato da un pezzo sulle colline di Tortona, a Castellania la stanno aspettando la signora Carla. E quei corridori esausti se la ritrovano al traguardo, dietro ai fornelli, a rimestare i suoi agnolotti: «Ricetta tortonese, col ripieno di carne cotta nel vino». I ciclisti, i pellegrini venuti lì per ricordare Fausto e riconciliarsi con la natura, hanno la loro massaia pronta ad accudirli. Tutti figli di Coppi, chi veramente, chi è nipote, chi è cugino e chi simbolicamente fratello: a Castellania è sempre così, ma in certi giorni di più. Come quando si corre La Mitica, una bella invenzione per rispolverare le vecchie bici e la passione: tutti figli di Coppi, anche quei ciclisti pelosi, panciuti, ingrigiti. Altri ancora sono giovani e forti, dentro a maglie di lana, in sella a bici che hanno visto le tutte le guerre del Novecento.
Certe manifestazioni ciclistiche nascono da congiunzioni perfette. Un po’ come alcuni campioni, il loro mondo, la loro squadra e quell’allenatore cieco.
Le Terre di Coppi si chiamano. Ed ogni via è una celebrazione di foto storiche sui muri o una litania di imprese stampate sull’asfalto dell’ultima salita, quella che porta a Castellania.
Coppi qui è presente, è un familiare reale per tutti. Da queste parti cresci sentendo di Coppi e dei suoi. Se non lo hai parente di sangue te lo ritrovi comunque dappertutto, a cominciare dall’orgoglio.
Riscoprire i valori di una terra: anche la bici aiuta. E a Tortona e sui suoi colli, in quell’angolo di Piemonte, si accorgo finalmente di quale gran regalo ha fatto loro Coppi. Vengono da tutto il mondo, grazie a lui: «Ogni anno salgono qui circa 10.000 persone», spiega il sindaco di Castellania, cento abitanti da amministrare, ma un’immagine mondiale da difendere e valorizzare. La rivincita dei colli tortonesi è come la rimonta di un ciclista, di uno scalatore che finalmente crede nelle proprie gambe e in se stesso e prova a portarsi in testa al gruppo. Era una terra di contadini poveri, questa: oggi, qualcosa cambia. L’estate ha un profumo più intenso: i vigneti sono carichi di grappoli ancora da far maturare. Ma preannunciano un’annata buona. Profumi intensi dentro a nuvole di polvere, sollevate da ciclisti arrivati da ogni parte d’Italia e dalla Francia.
Castellania è il centro di un mondo e ognuno ha un aneddoto. “Mio nonno che storia. All’inizio con Serse Coppi si odiavano perché si contendevano le ragazze, poi sono diventati amici più che mai. Mio nonno, quello che dalla Campagna di Russia è tornato a piedi per dire che era vivo”. Racconti che si mischiano ai ricordi di chi ha capelli bianchi d’esperienza. Qui Coppi lo vedevano passare in allenamento oppure vestito bene. Un uomo di mondo. E che uomo! Pensieri umili e pensieri di campione che ha conosciuto il mondo. E via a pedalare tra le vigne e il vino che qui viene davvero bene e non importa se te lo fai in casa oppure nell’azienda agricola che ancora porti avanti a novanta e più anni.
L’Eroica ha aperto una strada, le altre la seguono: La Mitica, però, non va considerata la sua imitazione. La storia ha seminato cultura, su queste colline piemontesi, ma i primi frutti si stanno vedendo soltanto da poco. Ci ha pensato Coppi a risvegliare gli animi: e ci è voluto del tempo e ancora ce ne vorrà. La bici ha la sua forza, ora anche la signora Carla lo sa, mentre cucina i suoi agnolotti per centinaia di ciclisti esausti, ma sorridenti. Tutti figli di Coppi, su queste strade: e la gente del luogo ora ci crede. Ma è al bivio, a metà strada: il Campionissimi ha fatto il suo regalo, ora sta a loro scegliere come valorizzarlo. C’è che vorrebbe più pace e non specularci sopra e chi, invece, comincia a capire che il regalo di Coppi potrebbe avere un ritorno interessante per tutta la gente del posto. A Castellania hanno sempre guardato giù dalla loro collina, verso la pianura e Alessandria, con una certa diffidenza: ora, il loro sguardo è più orgoglioso.
La storia si intreccia all’asfalto che lascia il passo alla strada sterrata. Qualche buca e un po’ di prudenza. Andando in giro da queste parti non si fa tanta strada e ogni paese è una scoperta. Una sosta per comprare una busta di pesche che in questa zona sono speciali e ancora a spasso a nutrire corpo e intelletto. Quella piazza di Volpedo ritratta da Giuseppe Pellizza nel Quarto Stato parla di storia che cambia. Da queste parti ne è passata tanta.
La Mitica è l’occasione che piace e la voglia di partecipare cresce. Ristori spontanei con i bambini pure a dare una mano rinfrescando i concorrenti. “E vi è andata bene, l’anno scorso c’erano dieci gradi in più”.
Il giorno prima un mercatino e anche una cronometro, tanto per scaldare i muscoli e provare le bici. Se viene fame ci sono gli affettati di queste parti, altrimenti si aspetta la cena dedicata ai “Mitici” che di miti ne trovano davvero: dai figli di Coppi ai corridori di una volta. Qualcuno, come Franco Balmamion, ritrova pure la sua bici di quand’era professionista alla Salvarani, nel 1970. C’è chi canta i ricordi e chi li scrive. Alcuni, alla Mitica, li pedalano, altri tirano fuori lo striscione dedicato a Serse Coppi. Roba da tornarci anche nel resto dell’anno per pedalare su queste strade che di traffico ne vedono così poco.
Dopo la “edizione zero” del 2012, eccoci pronti per La Mitica, sempre con base a Castellania, ma conpercorso ampiamente rinnovato, in particolare per i due percorsi più lunghi da 75 e 95 km. Una gran bella festa di ciclismo, tra memorie storiche qui più vive che mai, un clima piacevolissimo (vabbè, questa sembra tratta da una guida Touring d’inizio secolo…) caldo ma ventilato, un percorso davvero bello. Dal mio punto di vista, una delle ciclostoriche che mi sono goduto di più negli ultimi due anni: ero davvero in forma e anche abbastanza concentrato nel dosare le forze, sul percorso lungo. Il sabato visita a Casa Coppi e grande cena alle Valli Unite.
Cosa mi è piaciuto- il tratto iniziale che, a differenza dell’edizione 2012, non era solo in discesa, ma alternava discesa e ripidi strappi in salita verso Spineto Scrivia e Fonti - la salita di Berzano-Ca’ del Borgo, impegnativa ma posizionata prima di metà percorso, prima del tratto in pianura, e con grandi curve panoramiche molto belle - il tratto di strada bianca vallonato oltre la ripida salita di Rampina, prendendo quota verso Costa Vescovato. Una vera strada bianca che merita di essere davvero tutelata per il futuro, evitando improvvide asfaltature come dicevamo in un post un mesetto fa: meriterebbe di essere risistemato al meglio anche il primo e più ripido tratto di Rampina (in ghiaia più insidiosa e meno “scorrevole”), mentre l’intero tratto collinare “d’epoca” meriterebbe una segnalazione permanente per i cicloturisti, considerando che con poca strada si arriva poi a Castellania - la segnaletica di percorso curatissima, con cartelli di grandi dimensioni e in gran numero. Ottima anche l’idea dei post sulla pagina Facebook per segnalare i bivi tra i tre percorsi - la presenza, anche questa volta, di tanti “volti nuovi”: cresce il numero di persone – spesso ragazzi giovani – che si accostano alle ciclostoriche. Bello anche che aumentino le presenze di stranieri, da Francia e Olanda
Cosa non mi è piaciuto: - un unico aspetto, ma essenziale: i ristori troppo magri, anche in questa occasione come in altre tappe (in questo caso mi par di capire soprattutto nel terzo ristoro, comune a percorsi medio e lungo). Anche qui l’organizzazione si è giustificata parlando di mancanze di altre persone ed enti incaricate dei singoli punti di rifornimento. Al di là del dato “economico” sui costi d’iscrizione, importante in ogni caso è la chiarezza: meglio un ristoro in meno, ma con la garanzia che ci siano bevande e cibo per tutti, per i primi come per gli ultimi del gruppo. En passant, dico anche che ho apprezzato il ristoro a base di frutta.
La "Mitica", una corsa e tante iniziative per valorizzare il territorio di Coppi
A Castellania la due giorni della "Mitica", corsa di cicloturismo in versione storica. 250 partecipanti, centinaia di visitatori. E tanta visibilità per il territorio
CASTELLANIA - Una giornata magnifica a fare da scenario, insieme al paesaggio dei colli tortonesi, ad un revival del ciclisimo storico. E per una località come Castellania, dove ogni angolo parla e rimanda a Fausto Coppi, quale migliore valorizzazione può esserci che una corsa ciclistica con attrezzature, bici e abbigliamento d'epoca? E' quanto realizzato in questo fine settimana nel contesto de "La Mitica", la corsa di cicloturismo storico allestita dal Comitato per la valorizzazione degli itinerari cicloturistici dei Colli di Coppi, costituitosi un anno fa e ora impegnato in varie iniziative atte a valorizzare il territorio e dare visibilità alla zona. “Abbiamo proprio voluto partire da questa considerazione, valutando quali grandi risorse e opportunità questo territorio abbia. Mancava solo qualcuno che prendesse l'iniziativa e operasse per la diffusione dell'immagine del territorio. Per questo ci siamo costituiti in comitato, siamo otto persone con presidente Pietro Cordelli. E in questi giorni abbiamo lavorato tantissimo, ma il pensiero delle persone che vanno via felici per avere ammirato luoghi non conosciuti e vissuto l'atmosfera del ciclismo d'epoca ci ripaga di ogni sforzo. Dobbiamo ringraziare per la collaborazione l'associazione Coppi, il comune di Castellania e il sindaco Sergio Vallenzona, la famiglia Coppi che non ci abbandona mai”, spiegano gli organizzatori. Se l'obiettivo era attirare appassionati, il risultato è stato eccellente. 250 persone in gara ieri, nei tre percorsi di varia durata da 95, 75, 41 km, 200 coperti alla cena di sabato, 400 al pranzo di ieri nel cortile di casa Coppi. Gente proveniente da tutta Italia, in lungo e in largo, con presenze dalla Calabria al Friuli, fino all'estero, da Francia e Olanda, il più giovane aveva 12 anni, il più anziano 73. E centinaia di visitatori e spettatori, a conferma di come il cicloturismo storico sia una passione e una disciplina sempre più diffusa. Tra i corridori, tutti amatori, per cui la gara non è stata qualificata come competitiva, non sono stati rilevati piazzamenti né ordine d'arrivo. Ognuno sceglieva il percorso più congegnale e i premi sono andati alla bicicletta più “mitica”, assegnato al parmense Maurizio Cagliati, e al ciclista con i colori più vicini a quelli di Fausto Coppi, il trentino Dario Pegoretti. Poi un premio alla memoria del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona Carlo Boggio Sola e alla memoria del gregario di Coppi Sandino Carrea, scomparso all'inizio di quest'anno. Sabato pomeriggio la premiazione a ricordare il Giro d'Italia di cinquant'anni fa, con il vincitore Balmamion, il terzo classificato Zananaro, il sesto Massignan. Venerdì è passato da Castellania, ma completamente ignaro di quanto si stava organizzando, l'allenatore di calcio dell'Udinese Francesco Guidolin, appassionato di ciclismo che ha scelto un momento privato per fare visita a Coppi. Significativa tra i cicloamatori la presenza dell'attore monferrino Massimo Poggio, che a fine luglio tornerà sui colli tortonesi per girare un documentario in bicicletta per un nuovo canale web. Ottima animazione anche al mercatino di scambio di attrezzature ciclistiche d'epoca, con circa 15 espositori soddisfatti dell'afflusso e per gli affari fatti. E soprattutto l'atmosfera che, grazie anche allo stato di conservazione del paese, ha riportato tutti indietro nel tempo. Prova ne sia lo spettacolo di quel serpentone multicolore a rimettere in movimento per i tornanti le bici d'epoca, guidati dalle auto antiche dei club Topolino di Vignole Borbera e di Monza, con in testa al gruppo una Lancia Aprilia appartenuta a Fausto Coppi e a seguire le moto del Vespa Club di Voghera, a completare lo scenario e lo spettacolo.
La corsa ciclistica con bici d’epoca vinta dal trentino Pegoretti
CASTELLANIA
Un amore sviscerato per le due ruote ha richiamato 250 corridori da tutta Italia e non solo, per “La Mitica”, la corsa sulle colline che furono del “Grande Airone” Fausto Coppi.
Più della metà dei partecipanti ha scelto per questo singolare Gran Fondo il tracciato lungo di quasi 100 km, attraverso piccoli comuni, contrade e ben tre valli, assaporando il variegato paesaggio dei pendii intorno a Tortona.
L’arrivo a Casa Coppi è stato per tutti sintomo di vittoria. Da Francia e Olanda sono arrivati i corridori più originali, da Roma in su erano presenti tutti i centri zona di mezza Italia. Dario Pegoretti, della Valsugana, si è aggiudicato il successo e il premio gli è stato consegnato dalla sorella e dalla vedova di Sandrino Carrea, il gregario di Coppi morto a gennaio.
Non solo classifiche agonistiche, però: Maurizio Caggiati, ad esempio, ha portato a casa la targa per la bici più suggestiva (è del 1906), Franco Balmamion, due volte maglia rosa dei Giri d’Italia 1962-63 è stato premiato come campione rappresentativo del passato, sul palco sul quale è salita fra gli applausi anche Marina Coppi, figlia del Campionissimo.