articolo completo su: IN DIFESA DELLE STRADE BIANCHE
Il movimento del ciclismo d’epoca è
nato da quella grande intuizione che fu la prima “Eroica”, nell’ormai
lontano 1997. L’Italia si apprestava a vivere un nuovo decennio di
cemento sparso ovunque e con grande lungimiranza i promotori dell’Eroica fecero della manifestazione ciclistica anche un’occasione per difendere le strade bianche dalle asfaltature che avanzavano (tanto
per dire: dopo le prime edizioni fu coperta di asfalto la strada che
passava accanto ad una grande quercia isolata, passaggio molto ritratto
anche dai fotografi).
A
distanza di 15 anni, l’idea della tutela delle strade bianche come
parte del paesaggio è quanto mai attuale, magari dentro la più ampia battaglia per il paesaggio. Correndo sulle strade della Campionissima 2013, ho scoperto che la bella strada bianca del Termo è stata asfaltata: era una “bianca” di particolare pregio, larga e ben curata, piacevole da pedalare (come si vede anche nella foto a sinistra, anno 2012). Purtroppo ho scoperto solo di recente anche del dibattito che pure aveva toccato la zona, visti anche i costi consistenti dell’intervento di “ammodernamento” della strada nel bosco: tra appelli dei residenti della zona (favorevoli al macadàm)
e comitati spontanei di chi voleva evitare la trasformazione della pur
comoda strada bianca in un’ennesimo nastro nero tra i boschi e i prati
in quota. Il dibattito, purtroppo, è rimasto solo locale, anche se con pregevoli contributi.
E allora penso: non dovremmo riscoprire un po’ anche la passione civile
(di difesa del paesaggio delle “bianche”) che animava la prima Eroica?
Fare in modo che alcune strade siano in qualche modo tutelate, nella
loro specificità anche storica. Non dico tutti i tratti sterrati, ovvio,
non sempre facili da percorrere: ma passaggi come “la rampina” della
Mitica (prima foto di questo articolo) o la strada del canyon dell’Orba
alla Campionissima (ognuno ci aggiunga i preferiti) meriterebbero di
essere sì riconosciuti come luoghi da difendere, chiedendo casomai a
Comuni e Province di provvedere ad una costante manutenzione. Senza
voglia di polemica e capendo le esigenze altrui, ma convincendo anche
chi abita nella zona che sono una ricchezza per tutti, elementi di
paesaggio che valorizzano i territori.
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