martedì 19 novembre 2013


Un modello urbanistico per l’individuazione delle criticità nei percorsi ciclabili

Un modello urbanistico per l'individuazione delle criticità nei percorsi ciclabili



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Quando vi muovete in bicicletta attraverso la città ed incontrate dei punti pericolosi, vi siete mai domandati: “perché passo da qui?” Con tutta evidenza, anche un ciclista esperto e fine conoscitore degli anfratti più reconditi del tessuto urbano finirà col riconoscere l’impossibilità di evitare certi passaggi critici. Questa constatazione è stata il punto di partenza per una lunga riflessione, che mi ha portato dapprima a rivedere un’idea di città costruita nell’arco di decenni, e di seguito a rivalutare la natura degli interventi necessari a rendere tale città fruibile alle forme di mobilità leggera.
La bicicletta deve potersi muovere sulle strade: è un concetto che ci ripetiamo dall’inizio della campagna #salvaiciclisti, partendo da quanto maturato nelle realtà più evolute del Nord Europa. È anche quello che normalmente accade con la mobilità ciclabile “di prossimità”, che pure a Roma ha visto un deciso incremento negli ultimi tempi. Condizione necessaria e sufficiente a tale fruizione è che il tessuto urbano sia uniforme, con un traffico distribuito ed a bassa velocità, cosa che di norma si verifica già all’interno dei quartieri (ad esclusione delle strade ad alto traffico).
Esiste quindi un tessuto urbano idoneo all’uso della bici, per l’esattezza quello “a griglia” tipico delle aree densamente urbanizzate. Tuttavia, dove l’urbanizzazione diviene più rarefatta, le strade si riducono di numero, come pure i punti di interesse che concorrono a moderare le velocità degli autoveicoli in transito, e si creano corridoi a scorrimento veloce che mettono a rischio la sicurezza di chi si muove in bicicletta.
Non è difficile individuare le barriere urbanistiche responsabili di tali criticità. In qualche caso si tratta di barriere naturali, a cominciare dai fiumi, dove l’attraversamento è consentito in corrispondenza di pochi ponti dove il traffico si imbottiglia. In maniera del tutto analoga si comportano le ferrovie di superficie, superabili a mezzo di ponti o sottopassi, spesso realizzati in epoche di traffico più ridotto e nel corso degli anni divenuti inadeguati. Nelle città storiche la presenza di mura perimetrali rappresenta un ulteriore vincolo alla uniforme distribuzione delle strade e del traffico.
Una criticità ancora più grave è rappresentata dalle autostrade urbane, corridoi ad alto scorrimento spesso vietati ai ciclisti, che producono snodi viari di traffico veloce e su traiettorie oblique nei punti di scambio con la viabilità ordinaria. La più estesa e micidiale di queste strutture è probabilmente il Grande Raccordo Anulare di Roma, che cinge la città come una grande muraglia, vincolando l’entrata e/o l’uscita a pochi svincoli dove si sviluppa una coincidenza mortale tra densità dei veicoli e velocità degli stessi. Altro problema diffuso è la presenza di aree “impenetrabili” sia alla viabilità veicolare che alla mobilità lenta. Esempi di ciò sono le aree agricole a ridosso delle zone residenziali, i parchi urbani (Roma ne ha in abbondanza), gli scali ferroviari e le aree storiche ed archeologiche, che producono una ulteriore frammentazione del tessuto urbano.
La città cresciuta intorno a queste barriere ha una forma difficilmente definibile, alternando aree a viabilità diffusa ed uniforme (che chiameremo, con qualche licenza, “quartieri”) con pezzi di tessuto urbano “di connessione”, dove il traffico assume caratteristiche di elevata densità e velocità, inconciliabili con la coesistenza di forme di mobilità lenta come la bici. Una organizzazione a “grappolo”, dove la ciclabilità non ha problemi enormi nei fitti reticoli interni ai quartieri, ma li incontra nel passaggio tra quartieri limitrofi, e ne incontra via via sempre di più man mano che ci si allontana a distanze maggiori.
Il modello elaborato fin qui ci offre gli strumenti per comprendere dove e perché le criticità descritte hanno elevata probabilità di presentarsi, ed è quindi in grado di indicare i punti esatti da mettere in sicurezza, circoscrivendo la necessità di intervento a poche e semplici sistemazioni, oltretutto quasi sempre in zone poco interessate dalla compresenza di altri soggetti ed interessi concorrenti (negozi ed in generale aree interessata da un forte flusso pedonale).
Le soluzioni possono essere molte e diverse, ma al tempo stesso non particolarmente invasive né costose, e con tempi di messa in opera relativamente circoscritti. Senza stare qui ad elencarle nel dettaglio (cosa che ho fatto più diffusamente sul mio blog, dove lo sviluppo dell’analisi è stato suddiviso in quattro parti), lascio spazio alla presentazione che ho illustrato venerdì scorso in un incontro tecnico con i responsabili comunali. Credo sia sufficientemente chiara e comprensibile da tutti, oltreché liberamente disponibile nel caso riteniate di sottoporre questo modello di analisi delle criticità anche ai vostri referenti istituzionali.

giovedì 24 ottobre 2013

Bologna, arriva la tangenziale delle biciclette

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E’ stato approvato il 24 settembre in via definitiva il progetto del Comune di Bologna di una “tangenziale delle biciclette”, un anello ciclabile di 5,2 chilometri che percorrerà intorno al centro il capoluogo emiliano. 
continua su: http://www.bikeitalia.it/2013/09/27/bologna-arriva-la-tangenziale-delle-biciclette/

martedì 22 ottobre 2013

"Teoria dei giochi", più bici e il traffico migliora

http://www.bicizen.it/news/teoria-dei-giochi-piu-bici-e-il-traffico-migliora/


di Alfredo Bellini
Tom Olesnevich’s
Nelle scienze statistiche ed economiche esiste la teoria dei giochi, una disciplina che studia le dinamiche di conflitto ricercandone strategie e soluzioni, competitive o cooperative.
Il “gioco”, viene inteso come campo d’azione in cui due o più partecipanti prendono decisioni sulla base anche delle scelte possibili degli altri giocatori. I campi d’applicazione della teoria dei giochi possono essere tanti, dalle strategie di mercato, ai conflitti politici, alle relazioni umane, come anche le varianti possono essere diverse: ad esempio quelli a somma zero, in cui il guadagno o la perdita di un partecipante è perfettamente bilanciata da una perdita o un guadagno di un altro partecipante, oppure quelli non a somma zero dove prevale la cooperazione, in cui non esiste un rapporto diretto tra vincite e perdite e quindi non esistono sconfitti.
La teoria dei giochi non a somma zero potrebbe spiegare quello che emerge dal rapporto annuale 2012 del Dipartimento Trasporti di New York che ha analizzato l’impatto nei vari quartieri delle diverse misure adottate dall’amministrazione in favore di ciclisti e pedoni, comenuove piste ciclabili e creazione di zone pedonali molto estese.
In particolare a Manhattan si è registrato un miglioramento della qualità dell’aria e una maggiore fluidità del traffico automobilistico sconfessando le previsioni catastrofiche iniziali che immaginavano congestioni e aumento dell’inquinamento. La velocità media delle auto è aumentata del 6,7 % dal 2008 mentre si sono ridotti i volumi di traffico.
Come dire: se le persone decidono di prendere di più la bici, camminare a piedi o utilizzare i mezzi pubblici, questo migliora la circolazione complessiva del traffico che diventa più fluido e veloce, con probabili effetti positivi sui comportamenti degli stessi automobilisti incentivati a utilizzare di meno l’auto e di più la bici o i piedi, innescando così un meccanismo virtuoso con vantaggi per tutta la comunità.
Non solo il distretto di Manhattan ha beneficiato degli interventi a favore di ciclisti e pedoni, ma anche le zone confinanti hanno visto diminuire sensibilmente i volumi di traffico automobilistico e aumentare la velocità media di spostamento.
Il risultato dimostra come investendo risorse pubbliche in politiche a favore della mobilità ciclistica e pedonale, tutti ne traggono vantaggio, automobilisti, pedoni e ciclisti.
Un gioco dove non ci sono né vincitori né vinti.

Photo©Tom Olesnevich’s

venerdì 27 settembre 2013

Bologna, arriva la tangenziale delle biciclette

tangenziale-bici-bologna
E’ stato approvato il 24 settembre in via definitiva il progetto del Comune di Bologna di una “tangenziale delle biciclette”, un anello ciclabile di 5,2 chilometri che percorrerà intorno al centro il capoluogo emiliano. La nuova circonvallazione dedicata alle bici sarà costituita da due semianelli principali rispettivamente nella zona sud-est di Bologna (viale Panzacchi, viale Gozzadini, viale Carducci, viale Filopanti e viale Berti Pichat) e nord-ovest (viale Vicini nel tratto da via Sabotino a Porta San Felice, viale Silvani, viale Pietramellara e via Boldrini). Le piste ciclabili saranno realizzate in parte al centro delle aree verdi che dividono le carreggiate dei viali, il resto sul lato esterno della strada vicino ai marciapiedi. Sarà inoltre disposto un importante lavoro di raccordo delle piste o corsie ciclabili esistenti con la nuova infrastruttura. Il progetto della tangenziale delle bici costerà al Comune di Bologna 2 milioni di euro, di cui un milione proveniente dal Governo tramite un fondo del Ministero dell’Ambiente. Il termine dei lavori è previsto per la fine del 2014.
segue: http://www.bikeitalia.it/2013/09/27/bologna-arriva-la-tangenziale-delle-biciclette/ 

Toscana: in arrivo 770 km di piste ciclabili

Nel giorno di pausa dei Mondiali si è tenuto a Firenze, il seminario “Toscana terra di ciclisti” in cui amministratori e tecnici hanno fatto il punto sulla mobilità ciclabile in Toscana e definito le iniziative da percorrere per incrementarla, anche in attuazione delle nuove opportunità fornite dalla legge regionale 27/2012, che prevede specifiche possibilità di intervento con relativi finanziamenti regionali.

Una considerazione di partenza è stata condivisa da tutti: nell’attuale congiuntura economica, non proprio favorevole, è aumentato l’interesse di molti cittadini per la bicicletta come mezzo di locomozione. I dati rivelano che oltre un milione e trecentomila toscani utilizzano abitualmente la bicicletta si tratta della metà dei residenti tra i 14 ed i 70 anni.

Oltre quindi all’impegno già assunto di raddoppiare i 500 chilometri di piste ciclabili attuali, presenti nella nostra regione, le istituzioni si sono quindi poste l’obiettivo congiunto di mettere in atto una serie di iniziative per incentivare l’uso della bicicletta.

"La Regione destinerà 9 milioni di euro nei prossimi tre anni
segue su: http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=5419%3Atoscana-in-arrivo-270-km-di-piste-ciclabili&catid=16&Itemid=107

Piemonte, itinerari in bicicletta

Pacchetti su misura per chi ama pedalare in pianura, in collina e in montagna
Tra colline e frutteti, vigneti e borghi caratteristici, nella riserva di caccia dei Re e sulla collina di Superga, lungo i fiumi, oppure inerpicati sulle montagne. Sempre pedalando. In Piemonte sono tantissime le possibilità per chi ama le due ruote: percorsi facili e adatti a tutti o itinerari più impegnativi indicati per chi è più allenato. Se poi si aggiunge che esistono pacchetti all inclusive (o quasi) costruiti ad hoc per gli appassionati della bici si capisce che è ora di mettersi in sella. Lo si può fare senza problemi fino a ottobre inoltrato informandosi presso Turismo Torino (www.turismotorino.org). Si pedala di giorno e di notte si dorme in hotel Bed&Bike, sempre con assistenza garantita. 
segue su: http://www.lastampa.it/2013/09/16/societa/montagna/piemonte-itinerari-in-bicicletta-KsLy7pC9Fnc4uzZSoH0HCM/pagina.html

giovedì 26 settembre 2013

APPROVATO DALLA GIUNTA COMUNALE DI TORINO IL “BICIPLAN”

Ieri la Giunta ha inviato alla discussione ed approvazione del Consiglio Comunale il Biciplan, il Piano per la Mobilità Ciclabile.
Il piano, la cui preparazione è iniziata dopo l’approvazione del Piani Urbano per la Mobilità Sostenibile (PUMS), è frutto di un lungo ed approfondito lavoro di tecnici e funzionari delle divisioni Ambiente e Mobilità, ed è stato oggetto di confronto negli ultimi mesi con le Circoscrizioni, le Commissioni del Consiglio Comunale e le associazioni ambientaliste e degli amanti della bicicletta.
La prima parte del documento si occupa della pianificazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo della mobilità ciclabile, individuando sul territorio cittadino quelle che dovranno essere le 9 direttrici principali che dal centro vanno verso la periferia ed i comuni limitrofi e le 4 “circolari” interne alla città. In questo modo si potranno definire gli interventi necessari a dare continuità ed a ricucire la rete, che attualmente conta su 180 chilometri tra piste e percorsi. Particolare attenzione è stata posta ai collegamenti con la “Corona Verde” e con i comuni confinanti ed ai percorsi rivolti ai turisti della bicicletta, e si sono previsti interventi di moderazione del traffico e di sviluppo della sicurezza stradale con l’istituzione di “zone 30”.
La seconda parte contiene invece le iniziative e le azioni per favorire lo sviluppo della mobilità ciclabile che prevedono lo sviluppo di comunicazione, ed informazione e la promozione del cicloturismo che si sta diffondendo anche in Italia: il recente progetto di collegamento ciclabile tra Venezia e Torino, che ha coinvolto una cinquantina di comuni, lo dimostra.
Nel 2010 gli spostamenti in bicicletta erano calcolati intorno al 3% del totale: obiettivo del Bicilpan arrivare nel 2020 al 15% di spostamenti in bici, come previsto dalla Carta di Bruxelles. (e.v.)
ecco il piano completo; http://www.comune.torino.it/trasporti/bm~doc/biciplan23-1-2013.pdf